IRCamminare insieme


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Storie di amore e d'amicizia

Storie

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La leggenda dei colori.
(fonte non precisata)

I colori s'incontrarono in un prato a chiacchierare. Ognuno diceva d'essere il più bello. Il giallo diceva somiglio all'oro e sono il più bello, sono io il più bello diceva l'azzurro il cielo ha il mio colore e il mare si lascia tingere da me,. Sono io il più bello diceva il rosso è il colore del fuoco e porto tanto caldo. All'improvviso il sole si oscurò una nuvola passò e l'acqua venne giù. Tutti i colori scapparono e un grande grigio colorò ogni cosa. I colori nascosti per non bagnarsi piangevano e non si sentivano più così belli. Ma d'un tratto il sole ritorno, la nuvola passò e tra le goccioline d'acqua spuntò l'arcobaleno formato dai sette colori: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Oh! ..dissero i colori ..E' proprio stupendo! E si accorsero che l'essere insieme uniti ed amici erano sicuramente più belli che da soli ognuno per proprio conto e da quel giorno non litigarono più.

Il racconto di Birba , cane randagio.
(fonte non precisata)

Un giorno di tanti anni fa, in una piccola città accadde qualcosa di veramente straordinario. Un dottore senti dei guaiti lamentosi, e si affacciò alla porta di casa e vide nell'ombra sulla strada appena illuminata una povera bestiola, malconcia. Qualcuno infatti l'aveva investita e aveva una gamba spezzata. Allora il dottore la prese dentro e pian piano la curò, le mise un asticella legata alla zampa e poi le preparò una bella cuccia e le mise il nome di Birba. Birba lasciò fare senza reagire, con qualche guaito più forte qua e là. Alla fine il cagnolino leccò la mano del dottore come per ringraziarlo delle sue cure. Il dottore poi chiamò il portiere e gli chiese di andare a comprare un po' di latte. Il giorno dopo Birba scodinzolò pieno di gioia a vedere il suo salvatore: ormai erano amici e il vecchio dottore che viveva da solo si affezionò molto al suo cagnolino. Indubbiamente Birba non era un bel cane: non si capiva bene a che razza appartenesse, aveva un orecchio nero ed uno bianco, il pelo era tra il marrone e il rosso e anche il suo modo di camminare era alquanto buffo...Ma era intelligentissimo e dopo pochi giorni Birba si conquistò la simpatia di tutti. La zampa guarì dopo ben quattro settimane e il dottore tolse l'asticella e lo lasciò libero, ma il cagnolino non se ne andò e il dottore ne fu ben contento. Dopo alcune settimane però Birba che doveva essere certamente un cane randagio cominciò ad allontanarsi per alcune ore. Tornava sempre verso sera, ma una sera il dottore lo attese invano , lo chiamò, ma non rispose e così i giorni seguenti. Il dottore era molto dispiaciuto, ma capì che Birba amava la libertà e che lo spirito di avventura era stato più forte. Ma una sera il dottore sentì grattare alla porta -E' lui gridò felice - Era proprio il cagnolino: ma non era solo. Figuratevi: si era trascinato dietro un altro cane che guaiva debolmente, camminando a stento su tre sole zampe... la quarta era rotta! Il dottore rimase sbalordito. E, mentre medicava la zampetta fratturata pensava: Ma dunque i cani parlano? Direi di sì almeno fra di loro. E la gioia fu grande.


BRIGANTE E LA FARFALLA
(fonte non precisata)

Era un bellissimo giorno di primavera, un tiepido venticello piegava le erbe ed i fiori del prato, e tante farfalle volavano, or su questo or su quel fiore. Ma tra l'erba nascosto c'era Brigante il grosso gatto grigio a macchie bianche, sempre pronto a combinar guai e a fare dispetti.
Quella mattina si divertiva a rincorrere le farfalle. In fondo al prato scorreva un ruscello, e da quella parte arrivò Filomena, una grossa farfalla rossa e nera a strisce dorate, ella si posava su quei bellissimi fiori. Ma Brigante la vide e subito con passo felpato e silenzioso si avvicinò e spiccò un balzo fulmineo e con una zampata volle catturare Filomena, ma Filomena fu pronta a volar via e così Brigante rimase a bocca asciutta e per rincorrere la farfalla scivolò e andò dritto dritto per terra, che figura per un gatto. Allora ancora più arrabbiato brigante si avventò sulla povera Farfalla che colpita dalla zampata di Brigante rimase stordita per terra, Brigante le si avvicinò stava per cominciare a giocare come se la povera Filomena fosse una palla, ma ella si riprese e subito riusci ad infilarsi in una buca, non larga ma profonda e lì aggrappata ad una parete stette tutta tremante, con un gran batticuore. Ella non sapeva cosa fare, se usciva dal buco trovava Brigante che si era posto davanti all'uscita e la guardava con occhi di fuoco, se andava più avanti dove ella vedeva un'altra uscita c'era un grosso ragno peloso con la sua ragnatela pronto a catturarla per fare un bel pranzo. La situazione di Filomena era disperata. Sopra il buco Brigante, disteso sull'erba, fingeva di dormire, ma guai a Filomena se si fosse mossa verso l'alto. All'imboccatura della breve galleria il ragno stava all'erta, tenace e spaventoso, pronto a far funzionare la trappola della sua rete. La farfalla se ne stava così ferma ferma senza saper che cosa fare. Quando in suo aiuto arrivò Batticoda, un uccellino dalle penne grigie che saltellava tra i rami di un ciliegio lì vicino, s'impietosì della povera Filomena, e poiché la conosceva ed in passato aveva ricevuto da lei delle gentilezze, pensò di soccorrerla. " Filomena, Filomena, fatti coraggio" le disse, "Stai tranquilla che adesso ci penso io! Vedrai che riuscirò a liberarti". Volò via per mettere in pratica il suo piano. Dopo un po' di tempo infatti arrivarono assieme a Batticoda un gran numero di uccellini e ognuno di loro aveva nel becco una noce. Passando uno alla volta sopra il buco, gli uccellini lasciavano cadere le noci le quali sui sassi del prato si aprivano e ne uscivano tanti piccoli vermetti bianchi e tutti insieme cominciarono a rodere la ragnatela del ragno peloso e così Filomena ebbe l'uscita libera. Brigante la vide volar via dall'altra uscita e cosi si precipitò nel buco, ma rimase con il naso strizzato perché il buco era stretto , che male disse e così a malincuore decise di abbandonare la caccia era mezzogiorno ed egli si diresse verso casa dove la sua piccola padroncina gli faceva sempre trovare una pappa buona e succulenta.


Chi trova un cuore trova un tesoro.
(da L'0ra di religione)

Jazz e Tronky erano due allegri animaletti di un'isola felice. Firmino era l'uccellino che con il suo becco giallo cinguettava e rendeva allegre le giornate di quel simpatico volpacchiotto di nome Tronky. Insieme i due amici scorrazzavano per l'isola deserta e, con la loro voglia di scoperte sempre nuove, andavano in lungo e in largo ad esplorare la loro isola. Un giorno decisero di scoprire l'altra parte dell'isola e così si misero in cammino, superando colline, valli e fiumi, oltrepassarono un bosco fitto di vegetazione. Giunti fuori dal bosco Jazzy vide un bellissimo albero di ciliege e subito cominciò a mangiarne erano buonissime dolci e succulente. Intanto Tronky era sotto l'albero che aspettava che Jazzy gliene prendesse anche per lui. ma Jazzy non si curò di lui e continuò a mangiare le ciliege. Il povero volpacchiotto arrabbiatissimo per l'atteggiamento di Jazzy, cominciò a lanciargli contro dei sassolini , ma l'uccellino imperterrito continuava anzi ora per dispetto cominciò a lanciare sulla povera schiena di Tronky tutti i noccioli duri delle ciliege e così Tronky dovette proprio andar via. I giorni passarono e la pace tra i due sembrava ancora tanto lontana. Tronky, stizzito per quello che era successo, passeggiava sconsolato su e giù lungo la spiaggia deserta. l'uccellino, che aveva mangiato troppe ciliege si sentì così male che rimase paralizzato per molti giorni dentro al suo nido .
Una sera di luna piena, quando le stelle si vedono nel cielo chiare e lucenti, l'uccellino oramai guarito dalla sua indigestione svolazzò lungo la spiaggia, e il silenzio di quel luogo gli ricordò i giorni felici e gioiosi trascorsi con il suo amico Tronky. Si pentì di aver rotto una amicizia così stupenda per alcuni frutti rossi, e la tristezza iniziò a farli pesare la solitudine. Mentre pensava tutto questo, vide in mezzo alla sabbia una bottiglia sigillata che all'interno conteneva un misterioso papiro. Tentò in tutti i modi di aprirla, poi con il suo becco iniziò a scavare il tappo di sughero e finalmente riuscì ad aprirla e con curiosità lesse il messaggio contenuto. Una volta letto il messaggio gridò << Ora ho capito, Ora ho capito!>> La mattina successiva il volpacchiotto si svegliò di sobbalzo dentro la sua tana, disturbato da un forte cinguettio. Subito egli pensò a Jazzy, che fosse lì per continuare la sua battaglia. Insospettito e guardingo, mise fuori piano piano la testa per vedere cosa stesse succedendo. Fu allora che con stupore, vide posati tutt'intorno alla sua tana quei gustosi frutti rossi del ciliegio della discordia. poi vide l'uccellino che lo invitava a mangiare le gustose ciliege. A quel punto il cuore di Tronky si rallegrò alla vista di tutto ciò e i due tornarono a fare pace. Ma cosa c'era scritto dentro a quel papiro per far tornare gli amici di nuovo insieme?

Gioco: La parola segreta di Jazzy. L'insegnante nasconde in un punto della classe il papiro con la frase: Sii sempre generoso e avrai sempre degli amici. e oltre alla frase ci sia un bellissimo cuore rosso dentro uno scrigno, così che il bambino pur non sapendo leggere riconosce nel segno il significato. Poi fa quattro squadre e i bimbi devono disegnare insieme quattro cartelloni con i momenti più importanti della storia., senza litigare e scambiandosi gentilmente i colori quando tutte le squadre avranno finito la maestra scegliere un bimbo\a e con il gioco acqua e fuoco gli altri bimbi indicheranno dove è il papiro. Dopo tutti insieme si canta la canzone << Se sei felice, tu lo sai batti le mani.>>.

La storia di Tobia il topo e Rombo il leone.
(fonte non precisata)

Tobia giocava con la criniera del grande leone Rombo. Rombo era un leone molto paziente, ma proprio si era stancato di quel topo impertinente e con un grosso ruggito pensò di spaventarlo e poi di mangiarselo così l'avrebbe tolto di mezzo quello scocciatore. Ma Tobia un po' tremante disse al leone: "Lasciami libero ed io un giorno ti ricompenserò". Rombo rimase un po' perplesso come avrebbe potuto sdebitarsi con lui un piccolo topo? Ma il coraggio e la sfrontatezza di Tobia gli erano piaciuti e lo lasciò andare. Dopo qualche tempo Tobia senti delle grandi urla nella foresta e riconobbe la voce del grosso leone e subito si recò a vedere. Il povero leone era stato preso in trappola e le sue zampe erano rimaste imprigionate da robuste funi, Rombo non riusciva a muoversi, ne a liberarsi. Allora Tobia si mise al lavoro e piano piano, rodi, rodi, la corda si spezzò e il leone fu liberato. Rombo ringraziò molto il piccolo topo Tobia e gli disse che non avrebbe mai creduto che un piccolo topo potesse aiutare un grande leone. E disse ancora Rombo: "Ho capito che nel mondo c'è bisogno di tutti, ognuno e utile all'altro è questa la legge della vita e della speranza". E così per la foresta da quel giorno tutti si meravigliarono di vedere un topo in groppa ad un leone.

Villula, fata non violenta.
Dal libro "Borgofavola" di Monsignor Catti

C'era una volta una fata di nome Villula ella era molto buona ed aveva una bellissima voce ed un giorno cantava e ballava felice nel campo Fienarolo, tutti gli animali erano felici di ascoltarla c'era il ranocchio Bufo, la Chiocciola Tymoti, il Grillo Cricri.
I
Il ranocchio Bufo raccontò la sua storia : Una notte uscii dalla mia abitazione e andai a caccia d'insetti, di crostacei, di molluschi. Mi trovai a passare davanti ad una Chiesa, vidi che era apertà ed entrai, camminando e saltellando arrivai fin sull'altare e mi accorsi che lì c'era un libro aperto e mi domandai cosa fosse. Dopo un lungo silenzio io e la Bibbia ci mettemmo a parlare.
"Sono Bufo il rospo" le dissi levando in alto la zampa anteriore destra.
"Piacere. Siamo una Bibbia, siamo un insieme di più di settanta libri"
"Piacere"
"Possiamo esserti utili?"
"Ditemi una buona parola"
"Il Signore disse: Brulichino le acque di animali viventi e gli uccelli volino sopra la terra dinanzi alla volta dei cieli e il Signore creò i grandi crostacei e tutti popolarono le acque e il Signore disse che questo era ben fatto e li benedisse dicendo di moltiplicarsi e popolare la terra.
Io ascoltai il racconto della Bibbia e capii che il Signore aveva creato il mondo e che lo amava e che era ben fatto, e che c'era una ragione perché a primavera io stessi nell'acqua ad aspettare la mia compagna per fare tanti girini.
E ogni cosa il Signore aveva ben fatto ognicosa che esce dalle sue mani è buona e allora... anch'io da allora non mi vergogno più di essere un rospo.
Bufo disse ai suoi amici : "Il Signore è buono ha creato tutto quello che ci circonda è tutto è bello e ognuno di noi è importante".
II
Anche la chiocciola Tymoty pensò di raccontare la sua piccola storia.
Un giorno mi sono ritrovata su un lunghissimo filo d'erba e pian piano lentamente ho cominciato a scendere da quel lungo filo ma all'improvviso mi sono sentita chiamare: " Hei! Hei! chiocciola, chiocciola,dammi una mano sono rimasta qui tutta la notte e ho tanto freddo mi sono rotto una zampetta e non so più come fare a raggiungere le mie compagne".
Allora mi girai intorno e mi accorsi che più in là sull'altro filo d'erba c'era una piccolissima formichina. "Sai - continuò - la formichina sono già passati di qui una lucertola ed un lombrico anche a loro ho chiesto di aiutarmi, ma la lucertola ha detto che aveva troppa fretta e non poteva fermarsi e il lombrico invece ha detto che non sapeva proprio cosa farci se io avevo rotto la zampetta e tu chiocciola me la daresti una mano?.
Io pensai che ero molto stanca e che c'era da fare un bel po' di strada per raggiungere la formichina, ma fu un attimo decisi di aiutarla.
Mi avvicinai lentamente a Mignolina la formichina e pian pianino la feci salire sul tetto della sua casa e cosi insieme pian pianino la portai alla tana delle sue compagne che la curarono e la rimisero in piedi e Tymoty seppe che aveva trovato per sempre una amica fidata.
III
Villula allora disse:
"Tutti noi siamo doni di Dio: gli animali, le piante e noi uomini". Villula così cominciò a cantare con la sua dolce e melodiosa voce, ma mentre tutti erano allegri e tranquilli ad ascoltare arrivarono una banda di sei folletti era capeggiata dal folletto Rompitutto che cominciarono a cantare anche loro, ma piano piano alzarono sempre più la voce e con il loro modo di ballare cominciarono ad urtare, calpestare e disturbare tutti. Villula smise di cantare, con calma disse: cantare e ballare, ma non così senza far male e con buone maniere. Ma Rompitutto e gli altri folletti non ascoltavano e continuavano, allora tutti gli animali andarono via e anche Villula cominciò ad allontanarsi, ma la banda dei folletti la seguiva facendo sempre più rumore, Villula aveva una gran voglia di usare la sua bacchetta magica e trasformarli in mostri oppure farli diventare muti, ma le dispiaceva e quindi si fermò e di nuovo li sgridò, ma nulla i folletti erano proprio disubbidienti e testardi. Camminando Villula seguita dai sei folletti si trovò di fronte a Bianchina la mucca che pascolava mangiava e ruminava, fiori gialli e semi aromatici ed erbetta tenera e fresca. Anche Bianchina vide l'orribile scena e sentì le urla stonate dei sei folletti e subito ferma sulle quattro zampe, dondolando lieve la coda fece : muuuh un muggito solo ma tanto forte che i folletti impauriti si voltarono e scapparono via. Allora Villula ringrazio Bianchina e fece una magia con la sua bacchetta da quel momento infatti Bianchina cominciò a cantare con una voce bellissima. Ora se per caso vi trovaste a passare per il Campo di Fienarolo forse troverete Bianchina e perché no anche Villula. Ma non troverete certamente i terribili sei folletti che ancora staranno correndo per il mondo senza potersi fermare.

Il nome di quel campo.
Dal libro "Borgofavola" di Monsignor Catti

C'era una volta un campo verde tra un fosso ed una strada, in questo campo non poteva entrare nessuno perché il re non voleva, ma un giorno per quella strada passarono tre amici erano due bambini ed una bambina. Un bambino era grassottello e simpatico e si chiamava Filippo, l'altro era alto e magro e si chiamava Filiberto, la bambina allegra e sempre sorridente si chiamava Filomena. Essi tornavano a casa ed era già quasi sera quando si trovarono a passare su quel campo. Che bel campo! Esclamo Filippo sarebbe bello poterci giocare, ma Filomena subito disse non si può perché è seminato e se noi pestiamo le piantine il raccolto non ci sarà più. Mentre cosi discutevano lungo il fosso videro una vecchina con un fazzoletto in testa , il vestito rattoppato e una grande borsa. La vecchina li vide e si fermo. Gli chiese "Sapete che cosa vogliono dire i vostri nomi?
I bambini si guardarono fra loro meravigliati. Come i nostri nomi hanno un significato? E qual è. Chiesero alla vecchina.
La vecchina disse il tuo Filippo vuol dire che vuoi bene ai cavalli, e il tuo Filiberto vuol dire risplendente, e Filomena vuol dire colei che è voluta bene.
Si accorsero che era bello avere un nome, un nome con il quale tutti ti possono chiamare. Così pensarono di dare un nome a tutto ciò che incontravano, alla talpa che camminava sotto terra, al topolino di campagna che sgattaiolava felice nell'erba, all'erba cipollina che tutti intorno ed anche al campo che non aveva un nome lo chiamarono Fienarolo. E così ogni giorno si ritrovavano lungo quel fosso vicino a quel campo che ormai aveva un nome per scoprire tutti gli animali piccoli e grandi che li vivevano, per scoprire i fiori che cambiavano con le stagioni, in quel campo senza nome c'era una vita grande e meravigliosa.
Dal libro "Borgofavola" di Monsignor Catti

Una nuvoletta in viaggio
(fonte non specificata)

In un giorno d'Autunno, il Vento soffiava dispettoso facendo volare le foglie. Una piccola Nuvoletta che stava passeggiando lì vicino, gli disse: "Ciao Vento, posso giocare con te?". Il Vento allora chiese: "Cosa potresti fare? Sai soffiare?". La nuvoletta ci provò: "...fff... fff... no non sono capace", disse sconsolata. Allora il Vento le rispose: "Tu non sei capace di soffiare come me, vattene via!". E la Nuvoletta se ne andò triste.
Più avanti incontrò l'Estate e il Sole splendeva luminoso nel cielo. Allora si avvicinò e disse: "Ciao Sole, posso giocare con te?". Ma il Sole seccato le rispose: "Non vedi che ti sei messa troppo vicina a me? Mi stai oscurando! Vattene via, tu non sei capace di splendere come me e nemmeno di creare calore!". E la Nuvoletta se ne andò sempre più triste.
Poco più in là c'era l'Inverno e la neve cadeva leggera, così la Nuvoletta si fermò e chiese: "Ciao Neve, posso giocare con te?". La Neve la squadrò dalla testa ai piedi e sussurrò: "Ma tu sei capace di far nevicare?". La nuvoletta ci provò e si sforzò talmente tanto che da grigia divenne nera, ma di Neve niente. "No, non credo di esserne capace", brontolò la nuvoletta emettendo un tuono. "Shhh!", la zittì la Neve, "allora non puoi aiutarmi. Io cado silenziosa, tu sei troppo rumorosa! Tu non sei capace di cadere leggera e coprire il paesaggio come me, vattene via!". E la Nuvoletta se ne andò ancora più triste.
Ormai era sconsolata, quando trovò la Primavera e sentì qualcuno piangere. Si chinò e vide un piccolo Fiorellino che singhiozzava disperato, allora si avvicinò e gli chiese il perché di tanta tristezza. E il Fiorellino rispose: "Ho sete, sto per morire, puoi aiutarmi?". "Non lo so, io non so fare quasi niente.., non so soffiare come il vento, non so splendere come il sole, non so cadere leggera come la neve, e nessuno mi vuole…". Così dicendo la Nuvoletta si mise a piangere e le sue lacrime diventarono tante gocce di pioggia, che dissetarono il Fiorellino. Da quel giorno la Nuvoletta e il Fiorellino diventarono molto amici e capirono di aver bisogno l'uno dell'altra per essere felici.




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